Antefatto - Gabetti e Isola
“Protagonisti del dibattito architettonico italiano da oltre cinquant’anni, Roberto Gabetti e Aimaro Isola rappresentano ancora oggi un importante riferimento per chiunque si interroghi sulle ricerche, sui linguaggi e sui destini dell’architettura contemporanea. La loro vicenda costituisce un testo ricco, sfaccettato, polisemico di difficile lettura ed interpretazione, che si muove su spartiti sempre diversi e rende impossibile qualsiasi tentativo di omologazione e catalogazione secondo schemi rigidi o precostituiti.
Gli esordi sono accompagnati dal clamore e dalle polemiche della supposta deriva neoliberty della nostra cultura, che la Borsa Valori e la Bottega d’Erasmo, entrambe a Torino, sembrano in qualche modo anticipare. Ma, nonostante l’improvvisa ed immediata notorietà, i due architetti vengono sospinti dalla critica ufficiale in una zona d’ombra da cui riemergono con opere di grande impegno e qualità progettuale: sorprendente è la loro capacità di ascoltare il contesto e di inserirsi con sapienza e sensibilità nei tessuti storici come nel paesaggio naturale; meraviglia la loro attenzione alla storia, ai linguaggi, alle tecniche, con l’orgoglio di fornire una risposta inedita a ogni nuova occasione di lavoro
Il percorso di Gabetti ed Isola sembra procedere per scomposizione di elementi noti, che vengono riassemblati secondo modalità inedite. Questa capacità di rinnovarsi costantemente, di dar vita ad organismi sorprendenti, di coniugare le ragioni del progetto con le esigenze di conservazione e valorizzazione dei luoghi, rappresenta forse il tratto distintivo del loro modo di progettare e di operare. In ciò che si configura un linguaggio che utilizza indifferentemente vocaboli della tradizione domestica e di quella storica filtrati, però all’interno di una sensibilità affatto moderna ”.[1]
Gli esordi sono accompagnati dal clamore e dalle polemiche della supposta deriva neoliberty della nostra cultura, che la Borsa Valori e la Bottega d’Erasmo, entrambe a Torino, sembrano in qualche modo anticipare. Ma, nonostante l’improvvisa ed immediata notorietà, i due architetti vengono sospinti dalla critica ufficiale in una zona d’ombra da cui riemergono con opere di grande impegno e qualità progettuale: sorprendente è la loro capacità di ascoltare il contesto e di inserirsi con sapienza e sensibilità nei tessuti storici come nel paesaggio naturale; meraviglia la loro attenzione alla storia, ai linguaggi, alle tecniche, con l’orgoglio di fornire una risposta inedita a ogni nuova occasione di lavoro
Il percorso di Gabetti ed Isola sembra procedere per scomposizione di elementi noti, che vengono riassemblati secondo modalità inedite. Questa capacità di rinnovarsi costantemente, di dar vita ad organismi sorprendenti, di coniugare le ragioni del progetto con le esigenze di conservazione e valorizzazione dei luoghi, rappresenta forse il tratto distintivo del loro modo di progettare e di operare. In ciò che si configura un linguaggio che utilizza indifferentemente vocaboli della tradizione domestica e di quella storica filtrati, però all’interno di una sensibilità affatto moderna ”.[1]
Centro residenziale Olivetti - Ivrea [1968-1971] |
Isolarchietti
Scomparso Roberto Gabetti alla fine del 2000, raccogliendo l’eredità dello studio Gabetti & Isola, che dal 1950 al 2000 forma uno dei sodalizi professionali più fertili nel panorama dell’architettura moderna e contemporanea, Aimaro riorganizza l’atelier insieme al figlio Saverio, riassumendo in sé i ruoli svolti dall’amico collega e chiamando a collaborare giovani di grande valore e impegno culturale. Allo studio si uniscono Flavio Bruna, Michele Battaggia, Andrea Bondonio e Stefano Peyretti.
Nasce lo studio Isolarchitetti che, pur proseguendo la ricerca già delineata, sembra rispondere meglio alla crescente complessità del progetto contemporaneo. L’esperienza e la sensibilità maturate negli anni passati si riversano nei nuovi interventi realizzati perlopiù in contesti di alto valore storico e ambientale, proseguendo l’esplorazione di una vasta gamma di temi architettonici: dalla abitazioni, alle chiese, agli uffici, agli spazi del commercio, dello svago e della cultura fino alla scala del design, dell’allestimento e delle mostre.
L'unione tra la vitalità e l'esperienza di Aimaro Isola e la ricerca del giovane gruppo porta a dei risultati inaspettati, in un continuo confronto tra tradizione e innovazione.
Club House e Marina Il Triangolino, Viareggio (LU) |
La sperimentazione assume nuovi significati, non intesa come interruzione e nuovo inizio, ma come evoluzione, come trascorrere del tempo, continuità di tempo che si trascorre lavorando, ma senza ritorni indietro con il fine ultimo di rendere abitabile l’esistente in modo piacevole.
E' lo stesso Aimaro a sostenere che: "Sperimentazione è il modo guardare il paesaggio, stupendosi davanti a qualcosa che c’è, senza tradurlo in qualcosa di magnifico ma rendendolo abitabile e ospitale".
E' lo stesso Aimaro a sostenere che: "Sperimentazione è il modo guardare il paesaggio, stupendosi davanti a qualcosa che c’è, senza tradurlo in qualcosa di magnifico ma rendendolo abitabile e ospitale".
Anche nella ricerca sui materiali la sperimentazione viene indagata in termini differenti. Essa parte dall’uso dei materiali e delle tecniche della tradizione, senza rifiutare la loro storia. Ecco che allora la sperimentazione viene vista come "cosa sono e cosa possono diventare i materiali" piuttosto che il loro uso in contesti differenti da dove tradizionalemente siamo abituati a vederli.
Nuovo Museo Egizio di Torino |
L’architettura come paesaggio, l’amore per il costruire, per i materiali
e le tecniche varie, la riflessione profonda circa il rapporto con il
luogo, con i segni che narrano lo stato visibile del sito, ma anche di
ciò che è stato quel territorio, sono i protagonisti della ricerca in
continuità tra passato e presente dello studio Isolarchitetti.
Per approfondimenti: Video intervista ad Aimaro e Saverio Isola
[1] da “Architettura come Paesaggio – Gabetti e Isola ~ Isolarchietti” di Maurizio Petrangeli
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